Descrizione
E’ un forno per la produzione della calce utilizzata come malta per la costruzione e per l’intonacatura degli edifici, nonché come disinfettante nelle stalle. Questi manufatti sono diffusissimi in tutta l’area dolomitica e prealpina in quanto la materia prima, la roccia calcarea, è molto diffusa e di ottima qualità. Tipicamente vi era una calchèra in ogni paesetto e nei pressi degli alpeggi. La calchèra deve soddisfare vari requisiti: la presenza del materiale calcareo da cuocere, la disponibilità di legna necessaria per la cottura della calce e la vicinanza ad una strada, perché il prodotto possa essere trasportato e commercializzato in luoghi lontani.
Dopo l’accensione, deve essere mantenuto un fuoco molto allegro, ininterrottamente e con costanza, per circa otto giorni. L’operazione di mantenimento del fuoco è seguita da almeno quattro addetti e sorvegliata e diretta da una persona di grande esperienza. Quando la calce è pronta, deve essere estratta dal forno, un lavoro delicato e molto pericoloso. I sassi, ora trasformati in bianca calce (calce viva) sono, infatti, altamente reagenti con l’acqua e possono provocare gravi ustioni. La calce viva viene gettata in un apposita fossa scavata nel terreno ed irrorata d’acqua dove provoca una tumultuosa reazione chimica. Al temine si ottiene calce morta, detta anche calce spenta, pronta per l’utilizzo.
Modalità d'accesso
Terreno impervio, non accessibile con carrozzine